pcsera_bluPrima edizione di “Come Eravamo”, grande succeso di pubblico. Oltre 3mila i visitatori che nel week end si sono lasciati trasportare indietro nel tempo grazie all’iniziativa organizzata dalla Pro Loco di Castelsangiovanni, con il patrocinio del Comune, al neo inaugurato Palacastello. Un risultato che ha stupito gli organizzatori. “Sabato sera – spiega la presidente della Pro Loco, Anna Rovati – siamo stati davvero presi d’assalto: contavamo di finire la prima giornata verso mezzanotte, e invece abbiamo prorogato la chiusura, fino ad arrivare a fare un annuncio per spiegare alla gente che la serata era terminata. Grandissimo consenso anche per il nostro piccolo bar, “Il faro blu”, allestito all’interno del Palacastello. I cocktail in stile Sixties sono stati molto apprezzati, così come lo stamd gastronomico curato dalla Pro Loco. Oggi, nell’ultima giornata, il flusso di persone è rimasto costante, dalla mattina alle 9 fino a sera. Complessivamente abbiamo superato i tremila visitatori”.

Il segreto della manifestazione? A nostro dire (abbiamo campeggiato lì praticamente per tutto il fine settimana) l’essere riusciti a proporre una formula che in Valtidone, patria del Festival Beat, non poteva non essere vincente. Ma non ci si è fermati alla sola offerta musicale: a questa rievocazione degli anni Sessanta si è voluto dare un taglio nettamente culturale e fortemente collegato alla vita di Castelsangiovanni in quegli anni. Deliziose, quindi, le sezioni dedicate all’ “appartamento” in stile beat e soprattutto al padiglione dedicato al cinema, con la proiezione di un vecchio Superotto recuperato dai giovanotti dell’epoca. Un piccolo evento al quale è stato possibile assistere seduti sulle poltroncine originali del “Moderno”, di cui è stata recuperato anche il proiettore. Per non parlare delle gallerie fotografiche, e delle sezioni – contrapposte – di presentazione della vita politica e parrocchiale della Castello anni Sessanta. In chiusura non poteva mancare un dibattito legato alla musica di quegli anni, moderato da Riccardo Grandi, con il musicista Nicola Maffi e il collezionista Marco Burzi. La sfilata di moda con abiti rigorosamente vintage a cura di Giovanna e Aurelia Fagioli Battaglia ha chiuso degnamente la manifestazione. Appuntamento al 500 Day, fissato per il 29 marzo.

———————–

Anni Sessanta, ovvero quando l’arte perde la sua sacralità per incarnarsi nel quotidiano. E quando il “Pomodoro diventa pop”, ossia popolare. Ne hanno parlato, al Palacastello, l’artista William Xerra, il critico d’arte Eugenio Gazzola, e il collezionista Marco Burzi. “Negli anni Sessanta l’arte capisce che o si occupa del proprio tempo, o diventa inutile – spiega Gazzola -. Diventa consapevole di doversi confrontare con il suo mondo: una realtà in forte crescita, da un punto di vista economico”.

Xerra invece ha raccontato la propria esperienza di giovane artista (anche se preferisce definirsi “operatore”), il proprio percorso culturale, a confronto con la comunità artistica locale fortemente ripiegata su se stessa. “La poesia – ha detto –  non serve a nulla se non riesce a trasmettere qualcosa di vero, attraverso un’azione di senso”.

(Dal sito www.piacenzasera.it)